A Vitigno Italia a Napoli, appena trascorso,lla location della Stazione Marittima, tra le masterclass degne di nota abbiamo seguito anche quella dedicata alla Calabria, con la presenza di molti buyers stranieri e vissuta seguendo la narrazione del presidente dell’enoteca regionale calabrese Giuseppe Convertini e la guida giornalistica di Luciano Pignataro.
L’evento sulla Regione Calabria del vino, dedicata a rosati e rossi, è stata in grado di porre in evidenza grandi ammiraglie della storia del vino insieme a sconosciute realtà al grande pubblico, la cui gioventù promette un gran bene. Regione decisamente in ascesa sia nell’enoturismo ma anche nel settore del turismo escursionistico, si evidenzia come l’offerta calabrese in fiera è infatti in grado di proporsi ottimamente anche in ambiti settoriali come questi con materiali che “linkano” perfettamente ai percorsi turistici fuori dalla banalità, come i cammini e bellissima ciclovia del parchi in primis.
Segno che il vino è il binario ideale per tante tante cose.
Veniamo al bicchiere iniziando con il rosato di Cirò dop A Vita , da Gaglioppo che dona grassa acidità , A Vita, nome dell’etichetta e della azienda, in dialetto è la Vite, da resa in biologico degli autoctoni di casa con la brezza della marina. Il secondo, di D’Arciglione, si chiama Alicante, “non a caso dall’ omonimo vitigno che sarebbe la “garnacha” locale, la ricchezza di frutti rossi spagnoleggia” con fresca e profonda sapidità, vini ben fatti adatti ad una tavola estiva sulla tavola di mare come sui leggeri secondi terragni. Ora ci si allontana da Cirò marina ed ecco una proposta tirrena, direttamente dalla perla di Tropea, per Celeste di Cantine benvenuto , un blend con greco, calabrese e magliocco canino 2024 di cui si apprezza il finale amaricante ricco di sentori di pompelmo, ribes nero. Ci si sposta a nord nel cosentino con la presenza storica di Cantine Viola proprio per RossoViola, Calabria Igt in lotta con una tannicità sempre difficile, ma l’annata, una 2016 ne aiuta la gestione . Gaglioppo, nerello mascalese e Calabrese insieme per Ichò di Antonella Lombardo nella zona sud del reggino, affinamento su fecce fini per più di un anno in barrique, un rosso poco carico, con sorsi sottili capaci di piacere ad un gran numero di consumatori per abbinarlo in molti modi, colpisce la nota balsamica. Ancora virata sulla storicità aziendale con Librandi che propone il suo Gaglioppo top, il 2022 l’ultimo in commercio, infatti devono passare almeno 3 anni dalla vendemmia, una delle etichette più riconosciute dalla critica mondiale in Calabria, ancora “antichità” con Ippolito che fa vino addirittura del 1845 in piena era borbonica, il suo Ripe di Falco del 2017, superiore e riserva, l’ ultimo messo in commercio si sviluppa in affinamenti in cemento dopo la raccolta sulle colline cirotane, una infallibile e didattica memoria del Cirò, si spreca il cuoio e tutti i terziari adatti alle carni più braciate….Finale con .. Fervore di Terre di Balbia, affezionati al biologico da sempre, con i vigneti nel cosentino, il Fervore 2019 è un cru dal singolo vigneto di Magliocco, dopo l’affinamento in rovere eccone uno ulteriore per 36 mesi con bottiglie in cassette di legno. Anche queste proposte riflettono la frase del prof. Attilio Scienza su Calabria e Sicilia: è qui il futuro del vino nei tempi che fronteggiano il cambiamento climatico. Una terra che sta puntando tutto sui grandi autoctoni anche in rosato in cui pure far emergere la biodiversità, dopo una anni di cabernet ed merlot usati per “ dare “ il colore… in tempi di gusti molto diversi da quelli odierni. Calabria ben oltre il mare ed i suoi stereotipi, sempre più da Bere e da percorrere nei suoi cammini dell’entroterra.