Sab. Giu 14th, 2025

Negli ultimi anni abbiamo  visto diverse cantine proporre un affinamento subaqueo di alcune delle proprie bottiglie.Ma è  solo marketing o c’è dell’altro ? Con curiosità, dopo aver partecipato agli affinamenti al largo di Mondragone del liquore Elixir Falernum di Distilleria Petrone,  siamo andati con grande curiosità alla masterclass proposta all’interno di Vitigno Italia sull’argomento,  anche  con la presenza del  sommelier Tommaso Luogo presidente Ais Campania e l’azienda Jamin underwater di Portofino, network specializzato sull’affinamento subacqueo in Italia di vini e distillati. A condurre il giornalista Luciano Pignataro. L’iniziale talk ci ha aiutato a comprendere che l’affinamento subaqueo non è in realtà un semplice cantinamento.
Viene proposta all’azienda un’analisi su una campionatura per capire se quella data referenza può ricevere un beneficio da questo trattamento sulle caratteristiche del vino, la percentuale di questo vero e proprio test è di circa 2/3 delle campionature idonee . L’affinamento viene certificato e tracciato con le più moderne tecnologie come la blockchain Le zone d’immersione sono di valore naturalistico nel rispetto dell’impatto ambientale con le bottiglie che vengono immerse in una gabbia “smart Cage”, progettata ad hoc con le tecnologie di costante monitoraggio che consente di verificare le condizioni delle bottiglie chiuse con apposita capsula. Attenzione anche ai dati, crescono big data capaci di raccogliere sempre maggiori informazioni per migliorare le possibilità di affinamento.

Cura alla sostenibilità ambientale è data anche dal fatto che il metodo underwaterwines riduce l’utilizzo di locali climatizzati e il  consumo energetico promuovendo anche economie circolari. Ogni bottiglia è chiusa da una speciale capsula tarata singolarmente su un calcolo basato sulla pressione che andrà a sostenere sotto le acque, di solito marine o di lago.

Ma dove? Attualmente in Italia vi sono una decina di luoghi di affinamento per più aziende, ma si tende a valorizzare gli ambienti marini almeno regionali, in vista è il luogo di affinamento nei mari di Ischia. E proprio da Ischia parte la degustazione comparata ( affinato in terra e UWW)  di tre proposte che ci consentiranno di verificare le modifiche dell’ affinamento underwater per bottiglie della stessa etichetta ed annata, della stessa tipologia, una con affinamento tradizionale terragno e l’altra sott’acqua.

Cantina Tommasone ne è una realtà storica dei Sant’Angelo ma anche precursore dell’ affinamento underwater ( avvenuto al largo di Casamicciola) . Degustiamo La Pietra, Ischia Bianco dop e poi Spumante dop, lo stesso  di Biancolella e Forastera con 36 mesi sulle fecce fini, con  ricca nota speziata in un florilegio di frutta gialla, il secondo bicchiere è riempito con la bollicina  underwater a meno 40 metri slm, la riduzione di ossigeno rallenta l’invecchiamento, alla bocca si percepisce con chiarezza una sapidità ancora più marcata di prima, si arricchisce un ventaglio aromatico, E dobbiamo dire che ci è parso più gradevole dell’altro.

Altro vino in degustazione, da parte di un pionere “adriatico “ del settore come Tenuta del Paguro dalla Romagna, dove il Sangiovese in purezza con Ostrea rosato e Ostrea rosato in ..fundo. Ispirato dalle poesie di Tonino Guerra il produttore ravennate ci racconta  anche dei benefici dell’assenza di luce in fondo al mare, già al naso entrambi rivelano fortissima personalità, vibrante sapidità intrecciata con ricchi sentori fruttati. In quello underwater si nota una attività di sottrazione olfattiva ma anche al palato, che si riverbera soprattutto sui frutti rossi il  che, se ci fa comprendere bene  l’azione marina, non batte per piacevolezza la versione terragna, anzi.
Stesse sensazioni avvertite per il terzo vino, il rosso toscano Bolgheri Dop Volante 2020 di Tenuta Campo al Signore. 100% merlot dai forti echi pepati avvolto dal velluto di un gentile tannino, anche qui la sottrazione ci priva di qualcosa ma è ovvia la sensazione di bere due vini diversi, sono due opportunità per il palato da non perdere. Possiamo dire che no, non è solo marketing l’underwaterwines, ci avvisa  di  un ambiente marino che, con scienza e coscienza apre porte che saranno parte del futuro possibile del vino, sotto aspetti non solo meramente degustativi. Per saperne di più https://jaminsrl.com/

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.