Siamo stati ad Anteprima 2024 a La Guardiense, la grande cantina della Campania che ha presentato la sua versione di Sannio del vino per alcune linee di nuova annata in commercio con la presenza di Riccardo Cotarella che da due decenni accompagna la realtà cooperativa di Guardia Sanframondi in diversi decisivi progetti come Janare.
Il più conosciuto tra gli enologi italiani ha discorso con stampa e operatori non solo riguardo le etichette ma è stata anche l’occasione per lui di svelare la “sua” Campania” del vino, la curiosità che lo ha spinto negli anni a indagare e conoscere le potenzialità e a costruire un contributo di sapienza in vigna e cantina proprio qui nel Sannio, territorio che cuba metà della produzione vitivinicola regionale e che, con la sua ammiraglia e i 1000 soci, meritava la ribalta della Serie A del vino italiano, lavorando sulla qualità.
Sfida riuscita, in cui il suo tocco professionale (per sua stessa ammissione) è solo l’atto finale di un lavoro corale e tutto sannita, dello staff della cantina, della disciplina dei soci che hanno sempre conferito oltre l’uva anche serietà e stabilità alla cantina come si evince nelle parole del Presidente Domizio Pigna: “ in una storia iniziata nel 1960 si sono succeduti solo 3 presidenti compreso me”. Pigna è un presidente che ha avuto l’intuizione di far diventare la Cantina protagonista del vino in trasformazione, nei costumi, nella distribuzione, nell’immaginario delle persone ma anche dei soci di una nuova generazione. Da qui la “pensata” di Cotarella come consulente verso il mondo nuovo del vino, abbinata alla formazione di enologi giovani e bravissimi come Marco Giulioli, capaci di lavorare nella complessità di una realtà all’avanguardia in Campania, come sui processi di zonizzazione vinicola anche con l’ausilio di tutte le tecnologie più innovative, costruendo così progetti mirati secondo l’analisi dei suoli, come è il caso di Anima Lavica, vini prodotti da vigneti presenti in terreni in cui ha svolto la sua funzione l’ignimbrite del vulcano campano, oppure capace di dare corpo a Janare, con al centro la Falanghina del Sannio ma anche il Fiano e il Greco della provincia beneventana.
Proprio la degustazione, coordinata da Luciano Pignataro, ci introduce a SENETE FALANGHINA DEL SANNIO DOC 2024, BIANCOLUME FALANGHINA DEL SANNIO DOC 2022, SENETE FALANGHINA DEL SANNIO DOC 2016, COLLE DI TILIO SANNIO DOC FIANO 2024, COLLE DI TILIO SANNIO DOC FIANO 2016, PIETRALATA SANNIO DOC GRECO 2024, PIETRALATA SANNIO DOC GRECO 2019. Leit motiv è di certo il filone dell’invecchiamento dei vini bianchi, il lavoro in bottiglia in anni di preservazione dell’identità. Ed è proprio identità la parola preferita da Cotarella per identificare il lavoro della coop La Guardiense, sottolineando come in Italia non sia dato ancora il giusto riconoscimento al ruolo delle cantine in cooperative, luoghi di quantità ( che è valore anch’essa) ma anche di tanta qualità, di progetti unici, di favore del consumatore.
Qui nel Sannio la Falanghina ha usufruito, come pochi altri vitigni, del cambiamento climatico, acquistando profumi, aromi un tempo inaspettati, curvando in una maggior versatile freschezza rappresentata bene da Senete che degustiamo nell’etichetta 2024 e poi del 2016, rarità nelle cantine, tale da rendere buon consiglio al winelover di oggi: acquistate la 2024, conservatene un po’ anche per 7- 10 anni, ne verrà fuori un plateau di profumi esaltati dal tempo, quei profumi che nella 2024 si caratterizzano con un agrumato risoluto, ma poi anche Fiano del Sannio, protagonista della proposta tra i cru senza la pretesa di insidiare le vette irpine ma con l’ambizione di aggiungere gusti e curiosità al naso ed al palato. Il Colle di Tilio ottenuto da suoli più sabbiosi dona note balsamiche suadenti per terminare in una imperativa sapidità. Progetto storico tra i cru anche il Greco, forse ancora più diffuso nel Sannio, con Pietralata si raccontano al meglio di sentori pepati in bianco intrecciati ad intensa mineralità. Tutti questi vanno acquistati, una parte bevuti subito ma altri “dimenticati,”per regalare loro il tempo per avvertire ciò che abbiamo goduto con il Senete e col Fiano 2016 ma anche con il Greco 2019.
Poi il prezioso dinner , introdotto dalla responsabile accoglienza Titina Pigna, professionista del territorio dedicata anima e corpo a La Guardiense, la cucina è a cura delle viticoltrici chef, socie della cantina e grandi cuoche delle loro famiglie ci accolgono con Parmigiana di melanzane e zucchine, ma anche con bellissimi gnocchetti verdi con pomodori rossi, gialli e stracciata, fagottini di vitello, ed una crostata con il Moscato Dolce, mentre allo starter ci ha accompagnato lo spumante AnimaLavica.