Gio. Apr 25th, 2024

La Napoli del centro storico è  sempre più presa d’assalto dai turisti e dentro di essa anche i luoghi del food, da quelli della tradizione alle più recenti innovazioni di importazione, ma se ci spostiamo nelle zone meno turistiche della città, meta soprattutto di residenti o persone che lavorano in quelle zone  come si aggiorna il livello della buona ristorazione? Ad esempio nella popolosa area ospedaliera di Napoli?

In realtà, non solo tiene la tradizione più pura ma trova anche il modo di rilanciarsi nella giusta contaminazione, nel mondo carne, con l’affermato brand Chiancheria Gourmet che, dopo Vairano, Roma e ovviamente la “casa madre” di Presenzano con Agristor due Torri, ha donato a questa zona della città uno dei suoi locali con un modello aperto fino a tarda notte, seguendo i ritmi, complicati e necessari, anche  delle attività legate alle professioni alle utenze  ospedaliere,  oltre che per  avventori di ogni parte che ne hanno fatto una  destinazione importante del mondo del food  nella città. Ma Chiancheria Gourmet è  soprattutto un locale per napoletani e campani desiderosi di scoprire il mondo della cucina di carne affidata, negli ampi spazi dedicati nel locale,  allo chef-resident Paolo Nappa con il coordinamento dello chef Executive del gruppo Giuseppe Auricchio.  Un locale per tutti, così pensato dall’acume vulcanico dei fratelli Passariello ( Salvio, Marco e Antonio, con Pasquale di Muccio), per una  Chiancheria Gourmet capace di proporre dal  panino importante e con prodotti di estrema qualità  a prezzi concorrenziali al menù ricco di fascino ed eccellenza con la serata a tema, come quella sull’Irpinia cui abbiamo partecipato con i vini di Feudi di SanGregorio. Nel finger food d’entree spazio,  però  ad una sorpresa tutta casertana, un suadente cous cous dell’alto casertano con lupino gigante di Vairano, peperone verde, peschiole, fresca e sorridente insieme allo spumante brut Dubl edition della compagine di Sorbo Serpico.

L’antipasto ci apre le danze con la tartare di vitello di marchigiana con fiore di zucca ripieno di stracciata di bufala e qui due abbinamenti con olio e vino di grande piacere, l’olio ravece di Francesco Pepe  e il Greco di Tufo Cutizzi di Feudi, una etichetta di certo tra le più gradite e da cui non è  valsa la pena staccarsi nemmeno per il primo piatto con gli ziti di Gragnano Igp alla Genovese. Devo dire una delle migliori da me mangiate; sorprendente la perfezione della cottura, godimento con equilibrio nella carne avvolta da quattro tipologie di cipolle campane, Airola, Alife, Montoro, Vatolla.  Si prosegue con i rossi, l’aglianico Sabbie Nere ed il Taurasi riserva Piano di Montevergine,  insieme al maiale senape e noci. Anche gli oli ulteriori, di frantoio Romano e la tonda del Matese di Cipriano, donano il giusto posto alla cultura dell’olio a tavola, buona abitudine, almeno nei momenti da ricordare. Dessert semplice e saporito con millefoglie crema chantilly e fragoline di bosco sposate con il passito di casa Feudi. Il plauso per competenza e savoir faire va senza dubbio agli sperimentatissimi  Cristian Nappa,  sempre coinvolgente Beer&Wine Sommelier e Kikko Rusciano in sala. Un ristorante che vale la visita di gusto.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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