Gio. Apr 25th, 2024

pizzapizzaCome mai un giornalista del calibro di Bernardo Iovene, vincitore del premio Ilaria Alpi, e del  Premiolino ( il più antico d’Italia) per dirne alcuni, firma di innumerevoli servizi importanti sulle malefatte della politica e dell’industria, conduce un inchiesta sul fumo del forno della Pizza? Questo infatti è il tema dalla puntata di Report di domenica 5 Ottobre, poichè dopo l’acqua del caffè bisognava appunto tornare a tavola…, magari rassicurando gli italiani e i turisti in Italia che andare da McDonald e Starbucks è davvero molto meglio.… ….In più,  il noto e stimatissimo giornalista è nato a Napoli e pare risieda poco lontano.

Noi una idea ce la siamo fatta: in primis gli ascolti di Report, a picco nel 2013 rispetto all’anno precedente. La media di share delle prime 10 puntate andate in ondalo scorso autunno (30 settembre – 2 dicembre 2013) hanno registrato una media di share del 7.58%. Un discreto risultato ma molto più basso rispetto ai dati ottenuti nella scorsa stagione.Nel 2012 , nel solito periodo (30 settembre – 2 dicembre 2012), la trasmissione otteneva uno share medio dell’11.82%. Report ha dunque perso oltre 4.2 punti percentuali di share in un anno. La sfida di risalire la china è affidata non più ai giri di mazzette, agli imbrogli della grande industria di Stato ma allo sputtagroalimentare italiano, il più certificato e sicuro al mondo, per ammissione di ogni autorità straniera. Ovvio, ciò  diventa più succoso se si aggiunge lo SputtaNapoli, persino su cose scontate.

A noi la Pizza Napoletana piace nel forno ( e senza legna non c’è pizza napoletana), proprio quello che poche aziende napoletane costruiscono ed esportano in tutto il mondo, dove si vuol mangiare la vera pizza napoletana.

Non vi è dubbio che i veri pizzaioli sanno che non bisogna mai usare ingredienti  estranei al disciplinare della STG e chi lo fa risparmia solo qualche centesimo su ogni pizza al prezzo salato di deludere il visitatore che se non la digerirà di certo non frequenterà più quel posto.

Riprendiamo l’art. del disciplinare riguardante la cottura: ”La cottura della “Pizza Napoletana” STG avviene esclusivamente in forni a legno, dove si raggiunge una temperatura di cottura di 485° C, essenziale per ottenere la “Pizza Napoletana” STG. Specialità Territoriale Garantita

Il pizzaiolo deve controllare la cottura della pizza sollevandone un lembo, con l‟aiuto di una pala metallica, e ruotando la pizza verso il fuoco, utilizzando sempre la stessa zona di platea iniziale per evitare che la pizza possa bruciarsi a causa di due differenti temperature. È importante che la pizza venga cotta in maniera uniforme su tutta la sua circonferenza. Sempre con la pala metallica, al termine della cottura, il pizzaiolo preleverà la pizza dal forno e la deporrà sul piatto da portata. I tempi di cottura non devono superare i 60 – 90 secondi. “ Queste informazioni sono utili al consumatore per verificare che pizzaiolo si ha davanti , ben venga anche la trasmissione di Report se serve a far chiarezza ma francamente………con tutti i lenti veleni che propina il cibo preconfezionato e globalizzato di questi tempi è davvero il caso di prendersela con la pizza? E’ davvero il caso che il servizio pubblico si avvicini in questo modo, con queste priorità, all’anno di Expo?. 

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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