Mer. Apr 24th, 2024

teoraA Teora, in provincia di Avellino, ogni anno il carnevale ha inizio con i tradizionali “Squacqualacchiun”, maschere che girano per il paese con dei bastoni causando un rumore cupo di campanacci disturbando i passanti con lazzi e gesti un po’ “spinti”, rumoreggiando per i rioni del paese e scomparendo nei vicoli dello stesso. La tradizione si rinnova ogni anno e il nome di questi uomini camuffati che si aggirano dentro Teora è lungo e senza un preciso significato; sembrerebbe un appellativo dato dalla gente per schernirli. L’appuntamento 2014 è per  il 25 gennaio in contemporanea con la sagra delle tomacelle ( frattaglie di maiale, tra cui lingua e rene)  e polenta con cinghiale, lungo le arterie del centro storico di Teora Il termine “Squacqualacchiun” potrebbe infatti derivare dalla voce dialettale “squacquarat” che significa ‘trasandato’. La loro origine si ricollega ad usi pre-cristiani. Gli “Squacqualacchiun” ricordano riti ripercorrenti la mitologia dei Baccanali oltre al culto di Dioniso o di altre divinità dei boschi. Essi rappresentano il vivere, un momento di ebbrezza, di gioia, di evasione, di libertà. Queste figure antiche, primitive e grottesche si ripropongono nella “mascherata di Sant’Antuono”registrate ormai dalla memoria o dalla tradizione locale.Iloro costume, emblema del mondo del sotto sopra, è un sacco di tela con una giacca stinta e a rovescio e il loro viso è coperto da un cappuccio a guisa di maschera che lascia intravedere solo gli occhi. Nel bel mezzo del paese, gli “Squacqualacchiun” improvvisano una danza intorno a “lu pagliar” (falò) compiendo il loro rito magico.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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