Mer. Apr 24th, 2024

Una grande meta Enoturistica ( ed Oleoturistica) nella Campania che confina con il Lazio, una vasta scelta di etichette per ogni occasione della vita.

Il panorama vitivinicolo di Terra di Lavoro conta tante ed importanti aziende che da anni, anche con l’impegno del Consorzio Vitica, migliorano incessantemente la qualità delle proprie etichette, conquistandosi spazi non di poco conto nel mercato del vino italiano; molte di queste realtà sono però di piccola dimensione e quindi non sempre in grado di poter servire molti mercati o di fare dell’ enoturismo una costante distintiva e sempre fruibile. Tra le aziende di maggior dimensione, certamente  la più grande come estensione, vi è Porto di Mola  a  Galluccio, con l’estremo nord dei terreni che lambiscono il fiume Garigliano guardando il Lazio. Una realtà di “confine” che rappresenta magna pars delle bottiglie in nell’areale Galluccio Dop e Roccamonfina IGP. Una passione delle famiglie Esposito e Capuano diventata l’impegno principale per il patron Antimo Esposito che è possibile trovare quasi sempre nei terreni ed in cantina. 400 ettari in cui la vite si intreccia con pregiate cultivar olivicole per una partecipazione niente affatto simbolica ma di vera leadership anche nel mondo della dop dell’ olio  Terre Aurunche. 

Il Vulcano spento di Roccamonfina è il beneamato responsabile di gran parte della qualità vitivinicola della parte nordoccidentale del casertano, dove la storia cammina insieme alla natura in questa zona della Campania Felix che beneficiava, al tempo dei Romani, nell’essere un autentico “Interporto” dell’agricoltura, avendo insieme con l’Appia, il porto marino di Sinuessa e il Porto di Mola, ritrovato nei pressi dell’azienda da cui prende il nome, sul fiume Garigliano che lambisce questi tenimenti.

 Uno degli hub dell’eccellenza del vino falerno dei romani e delle enormi quantità di olio che venivano trasportate verso Roma è qui. Non è un caso che la Cantina Porto di Mola, può offrire all’enoturista, segnatamente angloamericano ( ne abbiamo incrociati molti ed assidui nella nostra visita) un percorso di conoscenza con la natura e la fascinazione dei luoghi dell’agricoltura antica. 

A Porto di Mola, attraverso le viti ci si può fermare lungo caratteristici laghetti che donano sicuramente molto ai filari nelle stagioni più fredde; è possibile imbattersi in inizio estate nei maestosi alberi di ciliegie, dove fare incetta di frutti preziosi, spaziare tra viti e olivi arrivando poi a visitare una grande cantina e forse per vederne un’altra simile bisogna poi varcare di moltissimo il confine nord superando Roma o andare direttamente nel  più vicino Sannio. Professionale e con ricchi abbinamenti gastronomici, corredata da una spiegazione in varie lingue,  la degustazione di tutte le etichette; è istruttiva anche  la visita al frantoio dove le cultivar leccina, frantoio, itrana, sessana, vengono molite direttamente con i macchinari più moderni, dopo una coltivazione biologica; particolarmente valido e  forse unico nel panorama casertano, l’olio affumicato, capace di costituire un boost del gusto per pizzerie e ristorazione di qualità. 

Tornando in vigna, dove da qualche tempo opera anche l’esperto enologo Arturo Erbaggio,  troviamo l’ Aglianico, allevato a Guyot, con 2 cloni, quello Taurasi e quello Amaro e il tradizionale Piedirosso. In cantina 6 le etichette in cui l’Aglianico è il dominus tra i rossi, su tutti il Peppì, Roccamonfina Igp, dai vitigni più vecchi e dedicato al fondatore dell’azienda, un vino corposo, fermentato in tini di castagno capace di sostenere ogni brasato  per passare poi 12 mesi in acciaio e 10 in bottiglia. Come Galluccio Dop Riserva  è invece imbottigliato il Contra del Duca, ammiraglia qualitativa per il rosso, che passa da Tonneaux a botti di rovere  nel giro di 2 anni per poi terminare ancora quasi un altro anno in bottiglia, dove le uve, raccolte a maturazione  ottobrina  prolungata, sono in grado di donarci elevate sensazioni speziate ed erbacee; anche qui le tavole con i piatti dell’ inverno dell’Appennino o le braciate dell’ estate  domizia sono la destinazione  finale del Contra del Duca. 

Importante, varia e capace di soddisfare ogni necessità della ristorazione o della mensa casalinga è la produzione di vino bianco, dove la Falanghina è ovviamente protagonista ma  con la compagnia di Fiano, Greco, Coda di Volpe. 8 le etichette in bianco e vale tanto la pena di soffermarsi almeno su tre che mi hanno colpito: Risiera, Coda di Volpe Roccamonfina Igp, dove la differenza con altri territori si sente in maniera precipua, qui il vulcano, con i suoi sali minerali, penetra  con vivacità ed in profondità all’ olfazione ed al gusto, ideale per i primi di pesce in cui c’è elaborazione in cucina, provato con formaggi erborinati di cui ne ha esaltato il sapore . Petratonda, Galluccio Bianco Dop annovera, invece, le migliori uve falanghina del vitigno “La Contessa”, un tratto gentile al bicchiere capace di svelare con chiarezza ogni sentore floreale propri anche al naso ed alla bocca del meno esperto. Acquamara Roccamonfina igp, invece, con la proposizione del blend di Fiano , Greco e Falanghina viene affinato in botti di castagno da 500 litri sui lieviti per oltre sei mesi, maturazione in bottiglia per altri 5 mesi. Un grande bianco, dal piccolo prezzo, per le cene importanti a base di pesce o carni poco elaborate, ma anche un vino da degustazione in un incontro-aperitivo da ricordare con la Mozzarella di bufala campana dop.

 Da provare assolutamente lo spumante di Falanghina  metodo charmat  Basalto, omaggio nel nome alle tradizioni imprenditoriali di famiglia e il buon rosato  da Aglianico Taurasi Campo dei Fiori. Completa la vasta produzione la grappa dalle vinacce dell’Aglianico, poche bottiglie per chiudere un cerchio nobile e in costante crescita, disegnato ogni giorno dalle famiglie Esposito e Capuano che, di certo, staranno preparando altre novità che seguiremo e magari vederli coltivare il sogno di rendere fruibile alla visita anche il vero e proprio Porto di Mola romano che attende da troppo tempo operazioni di restauro e valorizzazione. Consigliatissima la visita in azienda, attendendo anche la possibilità a breve di dormire in vigna, infatti nelle possibili strutture tra i viottoli dell’azienda, abbiamo osservato un working progress spedito..

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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