Avendo percorso la Via Appia in bici con tante iniziative in questo anno mi sono anche imbattuto in tanti vini, qui primi dieci , che ne caratterizzano il percorso, per questo voglio raccontarli un po’, almeno quelli bevuti da poco nel tratto campano che racchiude ben 3 province assolutamente non secondarie per la viticoltura nazionale, Caserta, Benevento e Avellino, dove lungo l’Appia ci sono vini che raccontano meglio di altri, per caratteristiche, o etichetta o ubicazione della cantina, il genius loci della Regina Viarum.
Indimenticabile l’iniziativa Vino&Viaggio cui partecipai a fine estate a Gustarte, evento a Durazzano presso la Macelleria Braceria Dante. Il Viaggio era appunto sull’Appia del vino incontrando, insieme ai dotti colleghi Pasquale Carlo e Antonio Follo, i produttori di vecchie conoscenze nel bicchiere e sorprendenti scoperte.
Colpisce subito il Falerno del Massico Doc da Primitivo ‘Primus’ di Masseria di Sessa a Sessa Aurunca, un sentore speziato forte e vellutato insieme ricco di maturazioni di frutti rossi. E’ certamente il Falerno il vino che rende storica e dominante la gran Via in questo territorio e il Falerno del Massico Doc Riserva (da aglianico) ‘Rapicano’ di Cantina Trabucco ne è una delle più fantastiche etichette. Il Rapicano, che nel dialetto falcianese significa gran lavoratore, celebra il lavoro in vigna e cantina, il vulcano e il tufo in una vigna dedicata ai piedi del massico ne conferiscono, insieme al sapiente uso del batonnage, una piacevole nota balsamica chiara e forte tendente al fumè, un vino di grande piacere, anche da meditazione. Nell’evento poi salto in Irpinia con una novità e una certezza conosciuta da tempo. La novità è Coda Rara’ dell’ Agricola Bellaria a Roccabascerana, una Coda di Volpe a bacca nera appunto per questo rara rispetto alla molto diffusa gialla. Barrique per meno di un anno. La coda di volpe a bacca nera ha notevoli corrispondenze con il Pallagrello nero dal punto di vista ampelografico. Il vigneto è a Paternopoli, notevole la struttura che culla felici sentori di pietra focaia, sapido, ricco di sapori di gelso, cannella, giocando con le speze si scoprono piaceri notevoli. La certezza è Irpinia Doc, Campi Taurasini doc ‘Appio’ – Tenuta Cavalier Pepe. Grazie a Milena sono le anfore di ceramica, che danno al vino Aglianico di Luogosano i giusti “respiri” grazie alla leggera micro-ossigenazione durante il suo affinamento. Lunghissima è la vita di Appio come lunga la Via Appia, se ne avete in Cantina conservatene per anni, ne otterrete una grande vino, ma già nei primi anni sa essere così versatile seppur con forte identità, vibrante
struttura, con la frutta rossa elegante avvolta da sapidità giusta, dove l’argilla e la sabbia irpina fanno appieno il loro lavoro.
Ma ritornando indietro in areale Falerno del Massico docg non posso non ricordare una grande bottiglia protagonista della conferenza che tenemmo alla Borsa Mediterranea del Turismo proprio per presentare l’Appiaweek, ovvero Cleopatra di Regina Viarum di Falciano del Massico, un bianco da falanghina in anfora di terracotta per quasi un anno e tanti tanti fiori bianchi e gialli in evoluzione nel bicchiere al naso e al palato, un Falerno bianco di grande eleganza. Rimango ancora a Falciano per il Primitivo dop di Cantina Vezzoso bevuto nella degustazione narrata alla giornata finale di CampaniaWines, l’evento del consorzio di Tutela Vitica. Proveniente dall’antica Vigna Barone che dona un’ impressionante complessità anche in annate recenti, eppure c’è solo acciaio e bottiglia. Resa bassissima, grappoli centellinati, una persistenza infinita, lungo, forte, utile, come l’Appia. Ancora a CampaniaWines alla Reggia tre grandi magnifiche “carte conosciute”: Saulo Rosso riserva in gran rovere per tanto tempo di Tony Bianchini Rossetti e Rampaniuci di Migliozzi, Carinola in località San Paolo sempre ai vertici del gusto e della perfezione nei decenni che passano; da Migliozzi una sola bottiglia con un blend con aglianico, piedirosso e primitivo radicato nella tradizione capace di fartela ricordare per sempre ! Saulo e Rampaniuci son due etichette gran regalo per ogni winelover nel mondo se vuoi spiegargli l’Appia a che è servita e a che serve. Fantastico anche Campierti, la Riserva di Cantina Zannini a Falciano, interpretazione ricca di vellutati tannini e di tutte le caratteristiche del primitivo di questa zona.
Il Sannio dell’ Appia l’ho vissuto nel bar sotto casa con grande piacere anche con una solida certezza degna dei premi che miete, da Montesarchio Caudium di Masseria Frattasi, denso di polpa rossa, giustamente tannico dopo qualche anno, altro aglianico degno di essere si bevuto ma qualche bottiglia anche di essere serbata.
Aggiorno qui tutta l’Appia in Campania…. che berrò …
