Ven. Dic 5th, 2025

Non è sempre agevole fuggire dalle descrizioni amministrative e parlare di frazioni in un mondo anche turistico che rifugge dalle complessità,  ma è doveroso quando l’approfondimento sull’andare …lento ed in bicicletta  è nato da percorsi di molte zone della nostre Campania, come in Cilento, dove ogni borgo ha vissuto per secoli con le sue tradizioni, le sue particolarità orografiche e pure di stili di vita differenti dalle località vicine.

E’ il caso di Licusati, frazione di Camerota con un migliaio di abitanti,  municipio  a sé prima che il fascismo ne imponesse con la forza l’unione con Camerota, avvenuta con strenue resistenze. Oggi Camerota è il comune più meridionale della regione, composto si dalla famosa e bellissima Marina di Camerota con uno splendido mare ma anche da un centro antico  arroccato appunto Camerota e due frazioni che dicono tanto all’agroalimentare cilentano; Lentiscosa e Licusati. Se il primo è la patria dell’antico legume squadrato, il maracuoccio di Lentiscosa, pregevole presidio Sow Food, Licusati è dimora di migliaia di olivi della cultivar Pisciottana. Vi arriviamo in bicicletta in una trentina di km  grazie alla guida di Fiab Cilento-Camerota (protagonisti di itinerari di cicloturismo come questo ” Anello di Camerota”, uno dei dieci  Anelli della Via dei Tesori) , partendo dalla stazione di Centola -Palinuro percorrendo parte della  bellissima Valle del Mingardo, il fiume che parte dal Cervati, il monte più alto ( anche se per pochissimo) della Campania per sfociare verso Capo Palinuro. Da subito ci si imbatte in una forra, detta del Diavolo che apre luoghi disabitati come località San Severino risalente all’inizio dell’anno mille con i ruderi di un castello ed una chiesa di epoca federiciana dopo che l’insediamento longobardo qualificò il posto come strategico nei collegamenti tra monti e mare, luoghi dove ora ci si può arrivare con un trekking impervio ma in MTB preferiamo  ammirarlo da dietro rimanendo sulla provinciale.

Verso Licusati si scorge un’altra testimonianza dell’incastellamento delle coste, ovvero il castello di Montelmo, mentre  in leggera salita, dopo circa 10 km arriviamo alle falde del monte Bulgheria, al Santuario di Maria SS Annunziata, fondato da monaci italo-greci, i cosiddetti Basiliani, ed ora sede del premio Internazionale Nassirya per le persone che si sono distinte per la promozione della pace e della legalità. Sorge ora, grazie anche a comitati civici, una bella area attrezzata capace di donare frescura anche nelle torride giornate estive con i suoi circa 400 mt; è presente in zona, anche un caratteristico Iazzo…cosa sono? Stazzi, ovvero jazzi.. dimore temporanee per il ricovero di animali da pascolo , punti di connessione  tra paesi e tratturi e oggi collegano una bella rete di sentieri del Parco Nazionale del Cilento che portano verso altri paesi del Monte Bulgheria come San Giovanni a Piro; lo Iazzo na Sillata che vediamo è uno dei maggiori.

Si scende giù verso l’abitato, mentre ammiriamo di fronte il verde rigoglioso di alcuni vigneti di Luglio, Licusati si apre come paese bomboniera e silente nel mezzodì, ci fermiamo proprio dai proprietari dei vigneti, ovvero nell’azienda vitivinicola Donna Clara. Nata dal sogno di un medico del posto, il Dott.Parlati e’ ora gestita soprattutto dal genero, Luca Fiore, grafico artista nato a Scauri, milanese per lavoro e…a Licusati per merito della moglie. La sua vena artistica , accresciuta col sapere necessario dell’imprenditore vitivinicolo, non è per niente sfiorita in mezzo alle vigne, anzi, già dalla cantina i suoi disegni sono ormai un elemento di attrattiva,  capaci di donare un momento di arricchimento in uno dei luoghi più belli del vino del Cilento.

Una campagna punteggiata anche dall’immancabile olivo ci apre sotto il porticato una degustazione dei vini che Luca ci porta trasportandoli su di un caratteristico banco-Carretto, a dar sostanza poi,  bruschette, formaggio, olive del posto e… preziosi ceci.

La temperatura e lo sforzo dei pedali, ci portano a dedicarci ai vini di pronta beva più estivi, promettendoci di ritornare in altro momento sulla promettente riserva di Aglianico. Il  buon rosato, Ronnora’, lo ricordavo già da una fiera, un blend di aglianico e cabernet Sauvignon, notevole la nota di frutti rossi, spiccata melagrana in un colore da cipolla ramata, sapido quanto basta, buona la persistenza, abbinabile a molti piatti estivi, gustoso e dissetante in questo frangente. Immancabile,  per chi come me è un fan del Fiano del Cilento,  l’incontro con Pante, semplice, capace di ben evidenziare la florealità in bianco, emerge una nota di pesca gradevolissima e poi  chiudiamo col Parmenide rosso, leggero blend di aglianico cabernet e merlot, utile per i salumi e le confetture di accompagnamento, un rosso per l’estate da consigliare anche in questi periodi. Il ritorno verso la stazione ha ovviamente una puntata sul mare eccellente della Marina ma è consumato poco dopo aver anche goduto di una buona degustazione di olio, cominciando col vergine e poi gli extravergini; il Milleannifa, offre una sontuosa didattica della pisciottana in purezza molita a freddo per una categoria superiore che potrà farvi ricordare l’essenza di questa cultivar che proprio da sola ha ancora molto da dire, al netto dei doverosi blend che il mercato spesso impone.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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