Gio. Apr 18th, 2024

Una ricerca Althesys fotografa per la prima volta il contributo diffuso del settore avicolo al Paese, tra effetti diretti, indiretti e indotto: il valore condiviso dell’avicoltura vale lo 0,45% del PIL Italiano.

La filiera ha un ruolo di “moltiplicatore economico”: ogni euro di valore generato nella fase di trasformazione ne produce 5,70 sul resto del comparto.

Forlini (presidente UnaItalia): “Avicoltura italiana comparto zootecnico strategico che garantisce prodotto e filiera 100% made in Italy con fatturato in crescita del +7,5% in dieci anni (oggi a quota 5,7 mld). Per non perdere solidità e autosufficienza dobbiamo però accedere ai nuovi mercati. È ancora fermo ad esempio il dossier Cina, per il quale chiediamo al più presto una cabina di regia tra Mipaaft, Ministero della Salute, Ministero degli Affari esteri e MISE.

Le carni avicole sono le più consumate nelle case italiane (35% degli acquisti domestici) e registrano una crescita costante sia nei volumi che nella spesa (+0,6% i volumi e +3,6% sul 2017, elaborazione -Ismea su dati Nielsen). 

(Roma, 20 giugno 2019) – Sfiora gli 8 miliardi di euro, il valore condiviso dell’avicoltura italiana: nel 2018 la filiera di pollo e carni bianche ha generato ricadute economiche e occupazionali per 7,9 mld, pari a quasi mezzo punto del PIL 2018 (0,45%) e superiori alla crescita attesa per l’intera economia italiana per il 2019 (+0,3%). A rivelarlo lo studio Althesys* “La filiera avicola crea valore per l’Italia” presentato oggi a Roma durante l’assemblea di Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari Carni e Uova) che quest’anno celebra i 60 anni della filiera. L’indagine, che per la prima volta fotografa il contributo diffuso del settore al Paese tra effetti diretti, indiretti e ricadute indotte – evidenzia come la filiera avicola, con 21,7 mld di giro d’affari complessivo, non solo sia un’eccellenza della zootecnia italiana e del settore primario ma un vero e proprio “moltiplicatore economico”. Ogni euro di valore condiviso generato nella fase di trasformazione infatti ne produce 5,70 sul resto del comparto. Effetti tangibili si riscontrano anche sul fronte dell’occupazione (circa 83.000 addetti lungo la filiera). Per ogni dipendente nella trasformazione, vengono creati altri 2 posti di lavoro e mezzo lungo tutte le altre fasi della filiera (incubatoi, agricoltura, mangimi, industria, housing allevamenti, servizi, logistica, distribuzione e vendita).

FORLINI (UNAITALIA): AVICOLTURA È ECCELLENZA 100% MADE IN ITALY, FONDAMENTALE ACCRESCERE QUOTA EXPORT, SERVE CABINA DI REGIA INTERMINISTERIALE 

“I dati di Althesys confermano l’eccellenza dell’avicoltura italiana, l’unico comparto zootecnico che garantisce un prodotto e una filiera 100% made in Italy: dagli animali, nati e allevati in Italia, alla trasformazione, dalla logistica al prodotto finale. In meno di 10 anni il settore ha fatto passi da gigante sul fronte del benessere animale, della sicurezza e della riduzione degli antibiotici (-80%), registrando, a fronte di importanti investimenti, una crescita di fatturato del 7,5%, oggi a quota 5,7 miliardi. Ma per mantenere questo livello d’eccellenza e non perdere solidità e autosufficienza, a fronte di competitor agguerriti, il settore va messo al centro dell’agenda politica: servono misure di sostegno alla competitività delle imprese e all’export, che dal 2017 perde in media il 3,9% l’anno in valore. Per invertire questa tendenza dobbiamo accedere ai nuovi mercati, anche in vista delle previsioni sul tasso di crescita annuale dei consumi Ue per il 2030 (0,3%* contro l’attuale 2,2%/anno del 2018). È ancora fermo ad esempio il dossier Cina, per il quale chiediamo al più presto una cabina di regia tra Mipaaft, Ministero della Salute, Ministero degli Affari esteri e MISE. È necessario un grande gioco di squadra, dove le imprese debbono fare la propria parte offendo prodotti in linea con le aspettative dei mercati esteri, ma è parimenti essenziale un sostegno forte delle istituzioni per garantire le condizioni necessarie alla conclusione degli accordi bilaterali con paesi strategici come la Cina”. Secondo i dati della relazione annuale Unaitalia, nel 2018 l’export di carni avicunicole è stato di 176.800 tonnellate (il 13% della produzione totale), pari a 389 milioni di euro. Tra i Paesi target oltreconfine soprattutto l’Ue, che copre i due terzi dell’export avicolo italiano, in particolar modo Germania (che assorbe il 42%), Grecia e Francia. 

GLI ITALIANI E IL POLLO, UN AMORE CHE CRESCE: PANATI E PREPARATI TRAINANO I CONSUMI DOMESTICI (+9,3 IN VOLUME E +10% IN VALORE) 

Tra le carni più prodotte a livello mondiale (124 milioni di tonnellate nel 2018), il pollo è anche la carne più amata dagli italiani, che lo scelgono per la leggerezza, l’alto valore nutrizionale e il basso apporto calorico. Con il 35% degli acquisti domestici delle carni fresche, le carni avicole sono le più consumate nelle case italiane e registrano una crescita costante sia nei volumi che nella spesa (+0,6% i volumi e +3,6% sul 2017, elaborazione dati Ismea su dati Nielsen).  I fan del pollo sono soprattutto al Sud (rappresenta 30% degli acquisti, +2,8% sul 2017), al Nord Ovest (26%) e Centro Italia (25%). A trainare i consumi delle famiglie italiane sono panati e preparati (+ 9,3% in volume e +10% in valore sul 2017): prodotti a maggiore valore aggiunto che vengono prediletti per facilità e velocità di preparazione. In crescita il valore delle carni avicole tal quali (+ 1,5%), a fronte di una lieve flessione fisiologica dei volumi (-1,5%) dopo anni di costante incremento. 

Tra i driver di consumo, la garanzia di acquistare sempre un prodotto 100% made in Italy, buono, sicuro e sempre freschissimo, grazie a una filiera integrata e ai controlli rigorosi in materia alimentare. Quella avicola infatti è l’unica tra le filiere zootecniche ad essere tutta italiana e ad avere un tasso di autoapprovvigionamento superiore al 100% (106%, dati Unaitalia). A ciò si aggiunge la ricchezza nutrizionale delle carni bianche, salutari e adatte a ogni età consigliate dai nutrizionisti per l’apporto proteico e per i pochi grassi.

L’AVICOLTURA ITALIANA TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE, AL VIA LA PARTNERSHIP CON VERONAFIERE. IL SETTORE AVICOLO A FIERAGRICOLA 2020 CON IL PREMIO AVICOLTORE DELL’ANNO 

La filiera avicola è un’eccellenza italiana sostenibile, all’avanguardia, integrata in tutte le sue fasi. Anche gli allevatori sono cambiati: sono sempre più giovani, fanno formazione continua e sanno usare le nuove tecnologie. In quest’ottica si inserisce la partnership con Veronafiere, che vedrà Unaitalia protagonista della 114ª edizione di Fieragricola (29 gennaio – 1 febbraio 2020), con un’area dedicata e un fitto programma di convegni sui nuovi modelli organizzativi improntati su qualità, tracciabilità e tutela del consumatore finale. A Fieragricola 2020 andrà in scena anche la terza edizione del premio nazionale Avicoltore dell’anno, dedicato alle migliori pratiche di allevamento sui temi del benessere animale, della sostenibilità, dell’innovazione e della biosicurezza. 

 “Fieragricola, nel suo percorso di rafforzamento dell’offerta espositiva e di contenuti legati alla zootecnia, ha individuato Unaitalia quale interlocutore affidabile e attento per la filiera avicola – ha dichiarato Flavio Innocenzi, direttore commerciale di Veronafiere -. Un comparto che esprime numeri significativi e con dinamiche di crescita positive come l’avicoltura trova in Fieragricola, forte di 113 edizioni e una tradizione che affonda le proprie radici nel 1898, la giusta location per affrontare le sfide del futuro, facendo leva su innovazione, internazionalizzazione, benessere animale, tracciabilità di filiera, biosicurezza e sostenibilità ambientale. Tutti temi, peraltro, al centro del premio Avicoltore dell’anno, che ci onoriamo di ospitare a Verona”.

Per il presidente di Unaitalia, Antonio Forlini: “La partnership con Veronafiere per Fieragricola vuol testimoniare, una volta di più, la vicinanza fra imprese della trasformazione avicola e mondo agricolo, in particolare per quanto concerne la relazione con le migliaia di allevatori attivi nelle nostre filiere, con i quali vogliamo costruire un futuro del mondo avicolo che generi a tutti i livelli, un sempre più ampio valore condiviso”.

*Nota metodologica. La stima del valore condiviso considera le attività svolte in tutte le fasi della filiera (escluso il segmento delle uova), partendo dall’approvvigionamento delle materie prime, dei pulcini e dei mangimi, all’allevamento e trasformazione delle carni, fino alla distribuzione e vendita dei prodotti finiti al consumatore finale in Italia nel 2018. La valutazione considera non solo gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) ma anche quelli indiretti in termini di consumi indotti e di ricadute degli investimenti pubblici.

**Dati Commissione Europea DG Agri

Unaitalia è l’associazione che rappresenta oltre il 90% della produzione avicola nazionale, circa il 30% di quella delle uova da consumo, altrettanto delle carni cunicole e una fetta cospicua di quella suinicola.

Quello avicolo è l’unico settore completamente autosufficiente nel panorama delle carni italiane, la produzione nazionale copre il 106,6% delle carni di pollo consumate. Il comparto delle carni avicole è 100% made in Italy, tutto il pollo che portano in tavola gli italiani è allevato, macellato e distribuito in Italia.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.