Ven. Apr 19th, 2024

Ci si avvia decisi verso la regolarizzazione degli immigrati in agricoltura in queste ore, con le parole della Ministra Bellanova che si stanno tramutando in atti governativi, raccogliendo anche l’appello di tutte le associazioni del mondo agricolo, comprese quelle che, insieme alla ministra pure,  fino ad un mese fa lanciarono la boutade dei “ percettori di reddito di cittadinanza nei campi…” Ora il tempo è scaduto e si tratta di tornare coi piedi per terra. Si perchè con la demagogia, la frase ad effetto, il pelo lisciato all’ideologia che piace pure ad un pezzo del mondo rurale, si è scoperto che NON si mangia, perché non si raccoglie, perché mentre si beccano i like sui social, marcisce la pera, mentre sventola il tricolore sul solco si butta la carota, e gli hastag della battaglia del grano non aiutano a trebbiare nulla….Come era “bella” quella idea del lavoro nei campi ai disoccupati italiani, agli italiani in reddito di cittadinanza impigriti due volte dalla quarantena anche questa imposta dal virus straniero , da obbligare, pena la perdita del pur discutibile obolo di stato, a lavori nei campi,e tutta questa gente che “ha studiato” e ricopre fior di cariche hanno proposto questo senza chiedersi se una donna cinquantenne in Reddito di Cittadinanza magari perché la sua fabbrica ha chiuso e sono finiti altri ammortizzatori potrà mai scavar patate per ore sotto il sole, o se il pingue ambulante quarantenne che ha avuto qualche anno fa problemi con il suo piccolo business ed ora in carico allo stato potrà raccogliere pomodoro per tutta l’estate del litorale domitio. In realtà, caporalato o no, fosse pagato 1€ o 20 € all’ora, alcune figure del lavoro agricolo, le più necessarie, non sono per tutti; non si tratta di qualche giorno di vendemmia, il cui fabbisogno potrebbe essere soddisfatto quasi tutto con italiani, magari coinvolgendo anche i non pochi connazionali che vanno a far vendemmia, sapendola fare, in Svizzera, Austria e Germania a peso d’oro… . Parliamoci chiaro, l’agricoltura che cerca lavoro in questi mesi cerca raccoglitori per le tipologie di frutta e verdura che è duro e faticoso raccogliere, dove serve a poco la meccanizzazione e chi nei campi ci è stato e ha visto, chi ha provato a fare qual lavoro, anche per gioco per qualche ora, lo sa bene, lo sa la sua schiena, lo sanno le sue braccia. Non ho capito se quella boutade che ha fatto perdere qualche tempo ad affrontare un problema serio e che poteva essere risolto solo ed esclusivamente con la regolarizzazione, fosse contro i migranti o gli italiani destinatari di un provvedimento, discutibile o meno, di sostegno al reddito, come se il lavoro nei campi richiesto fosse quello di risistemare un’aiuola comunale…   Insomma non si è capito se ce l’avessero con gli ultimi o con i …..penultimi. Invece, ecco, quando i tempi si sono fatti proprio sotto sotto il limite, la richiesta delle associazioni datoriali, in primis Cia, per la verità tra le poche a non aver fantasticato su soluzioni “nazionali” da libro dei sogni: “Ha ragione la ministra Bellanova, siamo noi ad avere bisogno degli immigrati – dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino -. Ma è necessario che la regolarizzazione si concretizzi subito, velocizzando e semplificando le procedure senza intralci burocratici. Se non si agisce in fretta, la sanatoria rischia di avere effetto fra troppi mesi, quando la stagione della raccolta sarà terminata e i prodotti saranno abbandonati nei campi per mancanza di forza lavoro, con la  conseguenza per le famiglie di trovare scaffali vuoti nei supermercati”

Quindi ora tutti spediti verso una  regolarizzazione che porti almeno 150000 regolarizzati subito, almeno trecentomila braccia, che  già ora, in questi giorni, stanno  lavorando nei nostri campi ( non prendiamoci in giro), senza che debba venire alcuno più, tutte persone, in grandissima parte giovani uomini  che sono in Italia da tempo e che senza i quali, non ci sarebbe ortofrutta nei negozi e nelle tavole in  Italia. Tra gli strepiti di pochi assessori ideologizzati di Lombardia e Veneto che stasera, apprendiamo da agenzie, fanno praticamente  un “accorato appello” a che centinaia  di migliaia di cittadini lombardi e veneti si riversino nei campi al posto dei migranti da cacciare, (sarà pure che ci sarà questa voglia dei lombardiveneti in tempi di Covid ma non ce ne siamo accorti), vediamo bene invece la possibilità allo studio del governo di una piattaforma di incontro tramite Anpal, del ministero del lavoro, che dovrebbe essere a breve attivata, con la possibilità anche agli italiani di aderire volontariamente, oltre alla gestione della manodopera immigrata. Chi aderisce e vuol lavorare un paio di mesi nei campi non perderà il Rdc o altre assistenze. Troppo demagogica però anche una forzata opposizione sempre e comunque ai voucher, non certo il miglior strumento ma uno strumento di certo di contrasto al lavoro nero.

In Campania, secondo nostre fonti, già sono nei campi decine di migliaia di immigrati, quelli che da oltre 30 anni sono nelle nostre campagne, tra i nostri allevamenti, la regolarizzazione apre ora un contrasto importante al caporalato, che spesso è stato anche incoraggiato dalla anonimità della condizione di questi esseri umani e che oggi è un gravissimo reato che si paga giustamente con la Galera.

Dai successi nella battaglia sul Covid mi sovveniva che la nostra regione si è distinta in positivo anche su questo tema del lavoro agricolo, infatti diversa è stata in queste settimane  la reazione degli enti locali della Campania, si è capito prima di altri che non si può lasciare non tracciate ed anonimi, decine di migliaia di persone che nelle città e nelle imprese ci sono già, soprattutto in tempi di pandemia, e mentre c’erano le boutade delle associazioni e  le ideologie degli assessori all’agricoltura ( o alla razza?) del nord, qui in Campania c’era il pragmatismo accogliente degli amministratori, come Franco Alfieri,  sindaco di Capaccio Paestum  che già  a Marzo  richiamava  le istituzioni e la Regione al sostegno dei lavoratori immigrati presenti sul suolo comunale, conscio che quella popolazione immigrata, integrata a vario titolo nelle cittadinanza, è anche essenziale per la produzione agricola della Piana del Sele; nel piano socioeconomico della Campania, varato dal Presidente De Luca,  sono quindi previsti anche interventi di assistenza integrata, cura e trattamento al fine di salvaguardare la salute dei migranti in condizione di grave vulnerabilità negli insediamenti nelle aree di Castel Volturno ed Eboli, un intervento con 4 équipe multidisciplinari mobili su camper, con medico, infermieri, psicologi e mediatori interculturali, per l’acquisto e la successiva distribuzione dei kit igienici, DPI e medicinali in partenza in queste ore.

Carlo Scatozza

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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